Alfredo Nicosia, professore ordinario di Biologia molecolare del Dipartimento di Medicina molecolare e Biotecnologie mediche dell’Ateneo Federico II, è tra gli ideatori di un vaccino contro l’infezione da virus Ebola. I dati sperimentali sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista “Nature medicine” e hanno suscitato ovviamente un grande interesse nella comunità scientifica internazionale 1.
Per eliminare agenti patogeni dall’organismo infetto il sistema immunitario utilizza vari strumenti. Tra questi ci sono alcune cellule del sangue, i linfociti T citotossici, in particolare i CD8. Per stimolare una risposta di questi linfociti contro un agente patogeno si può somministrare al paziente il gene che codifica una proteina del patogeno, che funzionerà come antigene.
L’idea di partenza degli studi di Alfredo Nicosia e del professor Riccardo Cortese, anch’egli docente fino ad alcuni anni fa dell’Ateneo Federico II, fu di usare alcuni ceppi di adenovirus, normalmente ospiti di scimpanzé, come vettori dei geni dei patogeni contro cui stimolare la risposta del sistema immunitario. In altre parole, si infetta il paziente con un virus praticamente innocuo (nell’uomo l’adenovirus è il virus responsabile ad esempio del raffreddore), e si ottiene una forte risposta immunitaria, diretta anche verso l’agente patogeno. Questa strategia ha portato allo sviluppo di un vaccino contro l’epatite di tipo C, che è in una fase molto avanzata di sperimentazione clinica con eccellenti risultati. La stessa strategia è in corso di sperimentazione in altri tipi di infezioni, tra cui quella da HIV.
La malattia da virus Ebola è una forma gravissima di febbre emorragica che, nel giro di pochi giorni dalla comparsa dei primi sintomi, porta a morte tra il 50 ed il 90% dei casi, a seconda del ceppo virale. Nelle ultime settimane c’è stata una recrudescenza della epidemia in alcune regioni dell’Africa occidentale, con una mortalità elevatissima.
Il vaccino è l’unica arma esistente per cercare di combattere la malattia e di impedirne la diffusione.
Fonte://www.news.unina.it/
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