lunedì 23 settembre 2013

La sicurezza degli alimenti e i bisfenoli


La sicurezza degli alimenti è da sempre considerata una delle cosiddette proprietà "non negoziabili" nella valutazione della qualità totale di un alimento. 
I consumatori hanno diritto ad accedere ad alimenti sicuri e privi di qualsiasi fonte di rischio che possa poi trasformarsi in un pericolo. I bisfenoli, una famiglia di vari composti di sintesi, sono utilizzati nella produzione dei contenitori per alimenti a base di policarbonati oppure nelle resine che rivestono l'interno dei contenitori metallici destinati agli alimenti. 

Il rilascio di queste sostanze dai contenitori dipende da vari fattori, temperatura, tipo di alimento, esposizione alla luce diretta etc. Queste molecole sono considerate una fonte di rischio per i consumatori per cui la Commissione Europea ha fissato per il bisfenolo A e le altre molecole affini una serie di limiti che vanno da 0,6 a 9,0 mg/kg di alimento. 
La loro azione tossica è dovuta alla capacità di interferire con i recettori endocrini, addirittura possono sinergizzare con altre molecole di natura estrogenica o stereoidea, alterando i delicati equilibri endocrini del nostro organismo. 

Presso il Dipartimento di Farmacia il gruppo di lavoro costituito dai professori Stefania Albrizio, Alberto Ritieni, Francesco Barbato, Lucia Grumetto, Oriella Gennari, Domenico Montesano, Rosalia Ferracane, ha ottimizzato e validato un metodo analitico basato sull'estrazione in fase solida, la successiva analisi HPLC-FLD e la conferma per spettrometria di massa di cinque differenti bisfenoli con un limite di rivelabilità compreso tra 0,3 e 4,2 ng/mL. 
Il metodo è stato applicato per analizzare 68 campioni di latti commerciali, sia UHT che pastorizzati e suddivisi in interi e latti magri, confezionati in PET (polietilene teraftalato), Tetrapak, PE (polietilene), Tetra Brik e PEHD (polietilene ad alta densità). 
I dati ottenuti sono oltremodo interessanti, infatti il 60,3% dei campioni contiene uno o più di uno dei bisfenoli indagati, e il 52,9% dei latti esaminati contiene bisfenolo F mentre il bisfenolo A è presente nel 29,4% e il bisfenolo B nell'8,8% dei campioni analizzati. Ben cinque campioni su 68 contengono tre bisfenoli, nessuno dei campioni analizzati è risultato positivo per i restanti bisfenoli BADGE e BFDGE. 
I livelli di bisfenolo variano da 1,6 a 26,2 ng/mL per il BPF, da 14,0 a 521,0 ng/mL per il BPA a da 16,0 a 67,0 ng/mL per il BFB. Occorre aggiungere che nessuno dei campioni di latte esaminati supera la soglia limite imposta dalla Commissione Europea riguardo la presenza di bisfenoli negli alimenti. 

Un dato ricavabile da questo studio su campioni di latte da sottolineare, è che l'origine dei bisfenoli potrebbe individuarsi anche nei materiali usati durante il processo di produzione e non unicamente nei contenitori finali di stoccaggio dei prodotti. 

Il latte, alimento principe per i consumatori più giovani, può essere una fonte di rischio che si aggiunge ad altre fonti esistenti e, considerando che i più giovani hanno un sistema endocrino e un metabolismo ancora immaturo, l'esposizione a un ulteriore rischio può generare un pericolo da non sottovalutare. 
I dati del Dipartimento di Farmacia rappresentano uno stimolo che tenga conto di tutte le possibili fonti di rilascio di bisfenoli aumentando la frequenza dei controlli degli alimenti, fra cui il latte, al fine di ridurre i rischi per i consumatori. 

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