martedì 18 giugno 2013

Cavernomi cerebrali: farmaci al posto della neurochirurgia

La rivista Nature pubblica un'importante scoperta di un team di scienziati di IFOM e dipartimento di Bioscienze dell'Università di Milano, che prevede un intervento farmacologico e non chirurgico in caso di cavernoma cerebrale.

Il cavernoma è una formazione, sporadica o ereditaria, di agglomerati di vasi sanguigni abnormemente dilatati e fragili, detti appunto "caverne" e della forma di un lampone, che possono causare emorragie intercerebrali, deficit neurologici, crisi epilettiche e mal di testa ricorrenti.

Una volta effettuata la diagnosi tramite risonanza magnetica, l’unico trattamento oggi possibile per curare i cavernomi cerebrali è rappresentato dalla rimozione chirurgica tramite craniotomia, che si rende necessaria solo se sono sintomatici o in espansione. 

Pur essendo sempre più sicura grazie alle metodiche di precisione della microchirurgia, la rimozione neurochirurgica può risultere critica: questo soprattutto se il paziente è un bambino o se il cavernoma è ubicato in un’area cerebrale delicata o nel midollo spinale, perché l’intervento rischia di provocare danni alle strutture cerebrali sane circostanti. 

Essendo il cavernoma molto simile a un tumore benigno, il gruppo di ricerca – guidato da Elisabetta Dejana, nostra docente di Patologia generale e responsabile del programma di ricerca IFOM "Il sistema vascolare del cancro" – ha osservato che l'impiego di alcuni farmaci antitumorali e antinfiammatori già esistenti ha rallentato significativamente lo sviluppo di lesioni vascolari cerebrali.

La scoperta apre quindi alla possibilità di intervenire sulla malattia non ricorrendo più alla neurochirurgia, e al conseguente rischio di danni sulle strutture cerebrali sane circostanti, con ricadute positive soprattutto per i pazienti, bambini e adulti.
Fonte: www.unimi.it

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