lunedì 10 marzo 2014

Aggiustiamo il cuore, senza fermarlo



Prima in Italia, la cardiochirurgia padovana ha applicato in maniera estensiva una nuova tecnica nella chirurgia riparativa della valvola mitrale, la struttura che regola il flusso sanguigno tra atrio e ventricolo sinistro. 

Un intervento che oggi al centro cardochirurgico dell’università di Padova viene eseguito senza l’utilizzo della macchina cuore- polmone e senza la necessità di fermare il cuore, dunque a cuore battente attraverso una piccola incisione di circa sei centimetri sotto il capezzolo.

Ai vantaggi di tipo estetico, questo tipo di intervento associa numerosi benefici clinici: un tempo di recupero veloce da parte del paziente, grazie alla piccola incisione laterale nel torace; la rinuncia alla circolazione extra-corporea e alle radiazioni ionizzanti poiché non è necessario servirsi della fluoroscopia, la radiografia. Il paziente dopo soli quattro cinque giorni dall’intervento viene dimesso e recupera la sua totale funzionalità con un completo reintegro psico-fisico.

L’intervento mininvasivo, grazie alla collaborazione tra l'équipe, Andrea Colli e il cardio-anestesista Demetrio Pittarello, che possiede specifiche competenze nell’utilizzo dell’ecocardiogramma transesofageo tridimensionale, è durato non più di due ore. 

Questa tecnica è indicata per il trattamento dell’insufficienza della valvola mitrale causata dal cedimento di uno dei lembi che la compongono, dovuto questo all’eccessiva lunghezza o alla rottura delle corde tendinee (si immagini un paracadute in cui le vele rappresentano i lembi della valvola e le funicelle le corde tendinee). In questi casi la valvola mitrale presenta un eccessivo movimento di uno dei suoi segmenti, che determina la mancata coaptazione dei lembi (non sono cioè bene in contatto) generandone un malfunzionamento.

Da novembre ad oggi, sono stati trattati 15 pazienti che presentavano tutti un’insufficienza mitralica severa sintomatica. I primi interventi realizzati riguardavano casi considerati inoperabili o ad alto rischio operatorio per la coesistenza di più patologie.

 I pazienti trattati con questa tecnica hanno presentato un decorso postoperatorio migliore rispetto ai pazienti sottoposti a intervento cardiochirurgico tradizionale (estubazione immediata dopo la procedura chirurgica, degenza postoperatoria più breve in terapia intensiva ed in reparto di degenza, mobilizzazione rapida). Il nuovo tipo di intervento è stato realizzato con successo in tutti i casi.


I 15 interventi effettuati al centro Gallucci di Padova sono tra i soli 50 realizzati al mondo.
 Fonte://www.unipd.it/ilbo/

Nessun commento:

Posta un commento